Paolo Primatesta nasce il 26 febbraio 1973, la sua infanzia è assimilabile a quella di tutti i bambini che nascono e vivono in un piccolo paese qual è Nonio: paese definito accogliente e tranquillo. La sua vita scorre normalmente in famiglia, con gli amichetti, a scuola fino al diploma di terza media. Da questo momento inizia un periodo oscuro, quasi un’aura fosca che lo opprime, che lo porta sempre più in tunnel di solitudine e di disperazione, che allarma e mette molto in apprensione i famigliari. Da questo vortice di sofferenza nasce per caso la sua arte, quando una sera ad Omegna insieme alla sorella acquista delle tele per quadri e dei colori. Paolo inizia a dipingere prevalentemente di notte, con l’impeto di un fiume in piena, porta a compimento anche 2 o 3 opere in poche ore. I quadri del primo periodo sono molto tetri, contorti, in molte opere la costante sono una moltitudine di occhi che dalle tenebre scrutano. Caratteristici sono alcuni quadri, sempre di questo primo periodo, che visti in un senso raffigurano un tal soggetto, ma capovolgendo l’opera, affollano nella sua mente, ritrovando la serenità.

 

paolo difronte ad un quadro

La prima esposizione dell’artista si svolge nel 1990 a Nonio, dove riscuote un buon successo di pubblico, ma anche e soprattutto di critica. Poi nel 1991 espone ad Omegna nella sala del Carrobbio. Il pittore omegnese Gilberto Carpo nel commentare le opere, a suo tempo, si espresse così: << il mio giudizio è evidentemente condizionato dalla singolarità, se non unicità, dell’autore. Infatti questi, avendo solo conseguito la licenza media inferiore, e non avendo quasi alcuna conoscenza di modelli e scuole pittoriche, ha dato vita del tutto spontaneamente a quadri che si possono inserire nella corrente espressionistica che ha rigettato tutte le esperienze pittoriche precedenti dopo una lunga e faticosa evoluzione storico-artistica. Per questo genere di pittura astratta e complessa invece che, ad esempio, ad una più figurativa e vicina ai modelli convenzionali. Ciò che colpisce nei suoi quadri è la potenza e profondità di ispirazione giacchè, data la sua debole cultura, è da escludersi qualsiasi malizia nel concepimento delle opere. Egli rivela inoltre un innato senso dell’equilibrio estetico anche nella disposizione dei soggetti sulla tela che dobbiamo ritenere sincero proprio in virtù della purezza della sua vena artistica cui abbiamo accennato sopra. Anche i suoi soggetti, ritratti complessi, mostri aggrovigliati, figure composte da animali e parti del corpo umano che si accavallano e sovrappongono, meriterebbero un adeguato approfondimento psicologico e sono certamente il frutto di grandi contrasti interiori. Non è quindi tanto importante capire il significato figurativo o simbolico che spesso risulta oscuro allo stesso autore, tanto che dichiara di comprendere le sue opere sotto questo profilo solo nell’atto di farle addirittura a posteriori, quanto piuttosto cogliere le impressioni e gli stati d’animo che suscita l’impatto con queste immagini. È un ragazzo molto interessante ed in grado a mio avviso, di produrre lavori artisticamente validi; ritengo che debba essere seguito con accortezza avendo cura di non inquadrarlo in canoni o parametri scolastici, ma di lasciare che sfoghi la sua personalissima libertà di espressione che deriva, come si diceva, dall’assenza di punti di riferimento storico-artistici>>.

Sempre nel 1991, Paolo diventa famoso al di fuori dei confini cusiani, con la partecipazione e premiazione al “Premio nazionale delle arti Naives – Cesare Zavattini” nel comune di Luzzara in provincia di Reggio Emilia, dove si impone agli occhi della critica sempre più vasta e di élite. Intanto Paolo continua a dipingere affinando la sua tecnica ed eseguendo con maestrìa anche innumerevoli ed incantevoli opere a “carboncino”.

 

paolo in mezzo ai suoi quadri

Nel 1992 a Lonate Pozzolo presso il “Bar dell’arte”, si tiene la sua mostra personale; nel 1993 espone alcuni suoi lavori nell’ambito della mostra “Arte ieri e domani” alla Galleria Poltera di Lugano. Nel 1998 ad Anzola d’Ossola viene proposta una rassegna dei suoi dipinti e nel 2003 è allestita una personale presso il centro arte contemporanea “Spazio B” di Quarona Sesia.

Paolo è una persona semplice, buona, sincera e di infinita sensibilità.

Quantificare o catalogare l’arte di Paolo è impossibile, perché sono anni che dipinge, mescolando e sperimentando le più svariate tecniche. Tra i temi fondamentali dei suoi quadri troviamo la fusione tra uomo e animale: infatti, nelle opere, è quasi sempre presente la figura dell’animale intero o a mezzo busto che diventa parte integrante di una figura umana. I folletti che raccontano sempre la verità, i demoni: scuri, cattivi e terrificanti con il relativo scontro tra il bene ed il male. Il tempo che non può essere fermato e incatenato. La gente comune di paese che ogni tanto si presenta nel quadro come qualcosa di rassicurante quasi a riportare l’autore dal sogno alla realtà. Sono tuttavia presenti anche delle tematiche sociali quali la droga o l’alcolismo quest’ultimo ben rappresentato nel quadro “L’uomo punto dalla piaga del bere”; l’occulto con il dipinto “La ragazza con il libro della magia” dove il soggetto femminile, che ricalca in modo netto le donne “Tahitiane di Gauguin”, è seduto su di una sedia che rappresenta una pura visione onirica.

I colori delle opere di Paolo sono vivaci, in alcuni quadri, addirittura violenti; oppure, in altre opere, ci appaiono in una prima visione da lontano quasi spenti, ma con l’avvicinarsi essi si ravvivano.Paolo per alcuni quadri ha estratto lui stesso i colori da erbe e piante trovate nei prati e nei boschi di Nonio, le opere che ne sono risultate veramente eccezionali.

Vi è poi un’opera, giudicata di inestimabile valore, che non è mai stata esposta perché ricorda a Paolo un momento di infelicità; infatti essa nasce da un quadro che secondo il pittore, non era riuscito bene; allora l’ha scaraventato sull’erba del prato della baita, dove si reca ogni tanto in estate, e lì lo ha lasciato; la rugiada notturna ha staccato parte del colore fresco dipinto, lasciando così l’essenziale dell’opera.

Claudio Bonomi, artista di buona fama, definisce i lavori di Paolo Primatesta “Visioni oniriche” quasi fossero finestre attraverso le quali osservare la spontaneità del suo fantasticare, l’affiorare di un mondo liberamente fantastico che ha l’allucinata chiarezza di un sogno. Autodidatta e isolato, attraverso il suo temperamento di artista, sa rivivere perennemente la propria infanzia e, pur avvalendosi di dati reali, configura loro una sorta di dilatazione fantastica e simbolica, rendendoli capaci di evocare la profonda proiezione della sua psiche. Nei suoi primi dipinti le figure si impostano nello spazio sulla base di suggestivi rapporti dimensionali, la prospettiva naturalistica risulta scompaginata, spazio e colori divengono reali, lo spunto rappresentativo è spinto fino ad un valore emblematico.

Il suo operare, isolato da ogni contesto di cultura corrente, è mosso da originari impulsi espressivi che lo inducono a conferire alla realtà una dimensione inconsueta in cui si fondono verità e sogno, fedeltà e invenzione, minuzia ottica e travisamento. Definirei i suoi dipinti delle proiezioni inconsce, dove la presenza magica è conferita ad una visione onirica, la libera fantasia delle scene rappresentate si esprime nei colori intensi, nelle forme dipinte con contorni netti, ben definiti. Una sorta d’immaginazione visiva libera dalle costruzioni della ragione e della logica che mira a catturare l’inconscio per produrre immagini rivelatorie e stimolanti.